lunedì 21 marzo 2011

feed RSS

Ho deciso di sottoscrivere alcuni feed Rss che mi sembravano interessanti. Il primo è stato sul sito di ansa.it, la principale agenzia di stampa italiana. Ho deciso di sottoscrivere il feed sulle notizie di scienza e medicina: in alto a destra, nella home, compare il logo del feed, cliccandoci sopra appare un'altra pagina in cui si può scegliere che feed sottoscrivere. Scelto l'argomento e cliccatoci sopra, si apre un collegamento alla pagina xml, di cui ho copiato la url in google reader. Poi, per soddisfare la mia indole più faceta, ho cercato il feed di un sito sul meteo (bene o male, il clima influenza molto il mio umore): ilmeteo.it. arrivata alla home, in realtà non ho trovato il simbolo del feed nella pagina web stessa ma nel mio stesso browser internet explorer il simbolo del feed si è acceso e cliccandoci sopra mi ha portato al feed del sito. Ho copiato la url su google reader ed ecco fatto.

giovedì 17 marzo 2011

Argomento "nucleare"

Mi sembra doveroso fare a questo punto qualche considerazione sull'argomento "nucleare". La tragedia del Giappone ci tiene giorno dopo giorno con il fiato sospeso, ogni ora,controllando le notizie da internet, temiamo che ci venga annunciato il peggio. E la cosa veramente spaventosa, a mio parere, è il fatto di non sapere in cosa possa realmente consistere questo "peggio", forse in qualcosa mai vista prima. Detto questo, esplode in questo stesso periodo il confronto sul nucleare in Italia, in cui la parte favorevole si trova senz'altro in svantaggio visto le notizie che arrivano da Giappone. Io ne sono sicura, il nucleare non arriverà mai in Italia. Mai. Nemmeno con altri 30 decreti leggi. All'udire la parola nucleare, il popolo italiano va nel panico più profondo. Il no al nucleare diventa quindi automatico. Che paese buffo che siamo. Diciamo no al nucleare per le nostre centrali che potrebbero aiutarci in modo consistente per il nostro fabbisogno energetico, ma (coattamente? silenziosamente?) diciamo si alle centrali che abbiamo al confine (e che non fanno energia per noi) e a tutte le belle armi nucleari americane della Nato che abbiamo disseminate nella penisola.Nel frattempo ci strappiamo i capelli per il popolo giapponese invaso dalle radiazioni e non pensiamo minimamente (o insomma, ci pensiamo molto poco) a tutte le schifezze che produciamo con i nostri sistemi energetici (carbone, termovalorizzatori ecc.) che fanno male come e quanto le radiazioni. Pensiamo invece alle energie rinnovabili: ottima scelta, anzi la scelta del futuro, ma che,a essere veramente realisti, non riesce a sopperire a tutti i nostri bisogni. O forse, pensiamo al petrolio del Libia? O al gas della Russia?
No, il nucleare non si farà in Italia. La cosa preoccupante in questa frase (almeno secondo me)non è il nucleare, ma è il nucleare abbinato ad Italia. E non solo perché l'Italia è sismica e ha problemi geomorfologici, ma anche perché noi, il popolo italiano, non ci fidiamo di affidare il nucleare non tanto ai nostri ingegneri, quanto ai nostri politici e ai nostri amministratori (e alla nostra mafia). Il problema è in noi, è nella nostra società e fintanto che non avremo risolto queste questioni non potremo mai prendere il cammino per diventare un paese moderno, sviluppato e ricco. Cammino che inizia anche con una discreta autosufficienza energetica, che oggi, che lo vogliamo ammettere o no, passa dal nucleare. Così, ci becchiamo le radiazioni degli ALTRI e la (in)competenza dei NOSTRI dirigenti.

martedì 15 marzo 2011

Japan

Vedere certe immagini dal Giappone mi rende sempre più triste; o meglio, mi sembra di essere in un film nel punto cruciale, quando si dice che niente sarà come prima. Niente sarà come prima: anzitutto in Giappone, ma poi anche dall'altra parte del mondo in Europa. Insomma vedere che uno dei paesi più tecnologicamente avanzati del pianeta è stato quasi spazzato via da uno tsunami fa riflettere sul come siamo in bilico, e su come alla fine, dipendiamo dalla natura e dalle sue leggi casuali, e non dalla nostra cara stringente razionalità tecnologica (che, altro esempio dato dal Giappone, può anche rivoltarsi contro di noi).

martedì 8 marzo 2011

START

Iniziare un blog è come iniziare un tema del liceo: una tragedia. L'incipit è sempre qualcosa di angoscioso, perché dà la prima impressione del testo, impressione che si rivela, non sempre ma piuttosto spesso, anche quella finale e cioè definitiva.
Per un blog vale lo stesso: lo potremmo considerare come una serie di testi, i post appunto, ognuno dei quali con un proprio "terribile" incipit. E il primo è ovviamente il più terribile di tutti. Scrivere una parola con la lettera maiuscola, in alto a sinistra di un foglio o di una pagina web è un po' come presentarsi di fronte a persone sconosciute, a cui si deve assolutamente fare una buona impressione; un po' come il primo giorno del liceo, o, ancora meglio, il primo giorno di università, quando a vent'anni si è consci che non si può vivere da orsi solitari. E così quel primo giorno c'è da pensare all'abbigliamento: sportivo? semielegante? trasandato? e poi all'atteggiamento: scherzoso? testa-tra-le-nuvole? serio e preciso? preoccupato? ansioso? strafottente? Non mi dite: "presentati così come sei". Certo che mi presento così come sono, come posso essere un'altra se sono io e non ho una gemella identica? Ma è ovvio che il mio carattere, come quello di tutti, ha varie e diverse sfaccettature (a mo' di uno, nessuno e centomila): con il tempo e la confidenza, tutti (o quasi) i tratti si scoprono e si manifestano, ma davanti a persone nuove bisogna decidere. Sì, decidere. A meno di non essere così paralizzati dall'ansia e dalla paura di una nuova esperienza, tanto da presentarsi portando con sé come principale caratteristica quella del mutismo-nervosismo, che rimane, a parer mio, una pessima opzione. Potrei azzardare che i primi post di un blog seguono la stessa linea. Infatti, una volta superato l'incipit (più o meno brillantemente), bisogna decidere come impostare il tutto. Forse in seguito apparirà tutto il resto, ma all'inizio bisogna assumere una certa tattica di combattimento. Dopotutto le relazioni sociali sono una guerra continua (un po' come gli esami?) e bisogna essere pronti a tutto. E c'è un'altra cosa fondamentale: mai far capire che rotta è stata presa, né cosa, più o meno manifestamente, stiamo cercando di ottenere.
Fatto sta che ho scritto il mio primo incipit e il mio primo post :D